Riace. Bronzi e tartarughe

Quando da piccolo mi facevo il bagno al mare la mamma dopo un po’ mi chiedeva di mostrarle le mani. Se le dita avevano delle pieghe era ora di uscire.

Di recente la scienza ha ampiamente dimostrato che era tutta una farsa e che noi bambini avremmo potuto rimanere in acqua ancora a lungo. Andava così negli anni 90. E forse ancora oggi tante mamme poco studiate tirano fuori i propri figli dall’acqua con questa ignobile scusa. Fummo vittime del raggrinzimento delle pelle. E prima o poi la storia porterà a galla tutta la verità.

Eppure nel 1972, proprio qui davanti a me, furono rinvenuti due fustacchioni bronzei che bighellonavano sul fondale marino dal V secolo a.C., senza che nessuno dicesse loro di uscire. Forse erano finiti in fondo al mare perché avevano fatto il bagno dopo mangiato. E il bagno dopo che hai magnato non si fa. Lo sapevano persino i (magna)greci.

Ricordo le immagini del documentario sul ritrovamento. Questi due signori in fissa con il crossfit che riaffiorano in superficie tramite due specie di paracadute. Poi la folla curiosa che assale e soccorre i due forestieri sdraiati sulla battigia.

Ho sempre invidiato la barba dei bronzi. Hanno una barba folta e riccia. Forse non è neppure una barba, sono onde marine. Hanno il mare in faccia. Inoltre i bronzi hanno degli splendidi addominali.

A proposito di tartarughe. Oggi ho deciso di andare in una zona un po’ più isolata. Pianto l’ombrellone a pochi metri da una zona transennata. Mi avvicino. Penso al peggio (sarà la scena di un delitto?) e al meglio (avranno trovato altri bronzi?). Invece un cartello del WWF indica di fare attenzione: là sotto ci sono le preziose uova di tartaruga caretta caretta, un animale in via d’estinzione.

Bronzi, tartarughe, non ci manca niente…

È la seconda volta che vengo qui a Riace Marina. Forse anch’io mi aspetto di trovare qualcosa su questa spiaggia. Vorrei che lo Jonio mi facesse un presente. Basterebbe anche solo che mi restituisse i Super Santos che gli ho imprestato in gioventù.

Il mare d’altronde mi dona sempre questa sensazione, soprattutto quando lo guardo dall’alto e riesco ad apprezzarne bene l’immensità. Chissà cosa c’è là sotto? Quanti tesori, quante minacce si potrebbero celare? Per questo anni fa presi il brevetto per le immersioni subacquee. Spesso ci si immerge per vincere la paura, per andare oltre la superficie e cercare di capire come è profondo il mare. Ma in questi ultimi anni la pigrizia ha avuto il sopravvento su di me e le mie paure. E me ne sto in panciolle su spiagge assolate, mangiando panini, buttando like su Instagram.

Mia nonna vide il mare per la prima volta a 15 anni. Mi raccontava sempre con enfasi quel suo primo, fin troppo rinviato, incontro: quando lo riconobbe esclamò stupita “Che beeello! che graaande!”, con un tono euforico che ricordo ancora bene, ma che non posso descrivere a parole, chiaramente. Noi ci siamo abituati. Ma scoprire il mare da grandi dev’essere qualcosa di sconvolgente. Sarebbe bello tornare a stupirci.

 

Articolo di @scrivimiquandoarrivi (Instagram)